giovedì 28 aprile 2011

Calamari al vino e spaghetti piccanti alla paprica

calamari al vino e spaghetti piccanti alla paprica


Quando la settimana scorsa ho visto dei bellissimi e freschissimi calamari nel banchetto al mercato, ogni tentativo di resistere è stato inutile. Avrei voluto fotografarli, ma ricordando la (sciocca) diaspora avviata da un anonimo visitatore sul blog di Alex (l'ex Cuoche dell'Altro Mondo) per una bellissima foto scattata ad un polipo pescato mi sono trattenuto.

calamari mostruosiTornando ai calamari, sospettavo li avrei mangiati solo io, quindi ne ho preso solo tre, e da subito cominciato a pensare e ripensare a come prepararli, o forse a come presentarli.
Confesso che ultimamente mi diverto troppo ad immaginare a come presentare un piatto, arrivando anche a disegnarlo in testa o,  senza nessuna pretesa giottesca, sulla carta.

Mi sono così immaginato questi lunghi, lunghissimi tentacoli che questa creatura, emersa dagli abissi, lanciava verso inermi barchette o spiaggianti.

Ma volevo tentacoli davvero lunghi, quindi ho pensato di sostituire quelli propri del calamaro con degli spaghetti, che volevo rossi come il calamaro.

Da qui l'abbinata della paprica che mi sembrava si sposasse bene con il sapore dolce ma intenso del calamaro, che non ho voluto assolutamente alterare (vista la freschezza del pesce) e quindi  ho cotto in assoluta semplicità nel vino bianco.
calamari al vino e spaghetti piccanti alla paprica


Mi spiace solo aver preparato questo piatto dopo aver studiato quello del Risotto viola, perchè mi sarebbe piaciuto vedere l'effetto del rosso sul colore quasi marino offerto dal fondo del risotto, ed anche come si sarebbe sposato il risotto con il pesce.
A dire il vero, forse avrebbero stonato un pochino gli amidi della pasta e del riso assieme...
Ho provato con un fotomontaggio, ma non rende l'idea; pazienza, sarà per la prossima volta.



Ingredienti
Per 2 persone
  • 4 calamari non troppo grandi
  • 1-2 bicchieri di vino bianco
  • 100 gr di spaghetti o vermicellini
  • 1 cucchiaio di paprica dolce
  • 1 peperoncino
  • 1 spicchio d'aglio
  • prezzemolo (coriandolo ?!?!)
  • olio evo
  • buccia di limone, cedro o di arancia (facoltativa)
  • sale
Preparazione

Mentre l'acqua per la pasta bolle, iniziate la cottura dei calamari. Una volta puliti, eviscerati, privati della cartilagine centrale e del becco, mettete il solo corpo, senza testa e tentacoli, ad insaporirsi in una casseruola poco olio evo a fuoco dolce.
Quando iniziano a colorire, iniziate aggiungendo il vino e coprendo. Aggiungete circa 1/3 di bicchiere alla volta, e mano a mano che evapora aggiungetene dell'altro.
La cottura dovrebbe richiedere 25-30 minuti, e saprete di averla ultimata quando i calamari risulteranno teneri.

Intanto lessate gli spaghetti o vermicelli tenendoli al dente. In una padella versate un filo d'olio, l'aglio affettato ed il peperoncino sminuzzato (su questi ingredienti regolatevi a piacere).

Se lo gradite potete aggiungere anche i tentacoli e le teste finemente sminuzzati e farli colorire per qualche minuto.

Aggiungete gli spaghetti e saltateli in modo che si insaporiscano bene. Aggiungete quindi 1/2 bicchiere di acqua calda e la paprica, facendo saltare tutto fino a completo assorbimento.

Passate a comporre il piatto prendendo gli spaghetti a ciuffi, non dall'estremità ma dalla metà circa della pasta, ed infilandoli nelle sacche dei calamari.
tagliando leggermente l'imboccatura della sacca dei calamari.
Se imboccature delle sacche fossero troppo piccole per le vostre dita (come nel mio caso) potete leggermente allargarle praticando una piccola incisione sull'apertura.

Impiattate bagnando i calamari con un po' di vino bianco che avrete versato nella casseruola dove sono stati cotti, perchè prenda colore e gusto, e cospargendoli con poche bucce di limone o cedro o arancia grattuggiate.
Sugli spaghetti, invece, distribuite poche erbe aromatiche fresche (facoltative).

Il gioco nell'impiattare consiste nel disporre i calamari in modo che gli spaghetti sembrino dei lunghi tentacoli; potreste anche fare in modo che si avvinghino su qualcosa di poco chiaro, come in guscio rovesciato di una barca (patata,...) o uno scoglio (foglia di cavolo cappuccio rosso, ...), un altro pesce o quanto possa suggerirvi la fantasia.

lunedì 25 aprile 2011

Risotto viola al cavolo rosso

risotto viola al cavolo rosso

Non so voi, ma una delle cose capaci di rovinarmi il risveglio, è scendere in cucina e trovare tutti i piatti ancora da lavare. Mi mette proprio di cattivo umore.
Eccezion fatta per ieri mattina, quando, dopo il primo attimo di sconforto, sono stato attratto da una cosa insolita.

L'occhio mi è infatti caduto su una terrina (bianca) dove era stato condito del cavolo cappuccio rosso: la cosa strana è che era diventata blu !!!

Da quel momento la mattinata è trascorsa a come pensare di sfruttare questa insolita colorazione in qualche piatto.

Alla fine ho deciso per un risotto; gli esperimenti sono stati diversi, tutti partendo da un brodo di solo cavolo. Dovete sapere che il cavolo rosso colora di magenza/viola il brodo che, raffreddandosi, diventa blu/viola scuro.
Riscandandolo però torna viola/magenta e se si aggiunge del vino tende più al magenta per diventare rosa acceso se si acidifica con del limone.


risotto viola al cavolo rosso


Ho perso quindi un pochino per arrivare al risultato finale che mi ha soddisfatto ma non troppo: io lo volevo proprio blu (ed il perchè lo scoprirete nel prossimo post ;).

Ho quindi optato per una spintarella con del nero di seppia, ottenendo, quando il risotto è intiepidito, un profondo blu/viola.
Non preoccupatevi del miscuglio di sapori, in realtà il brodo non sapeva affatto di cavolo. Anzi, questo potrebbe davvero diventare un risotto di pesce, e se lo avessi immaginato prima delle cozze le avrei di sicuro trovate.


Insomma un risotto davvero insolito, ma divertente. Per consumare anche il cavolo usato nel brodo, che una volta lessato davvero sapeva di niente, ho usato l'unica spezia che, mi sembrava, riuscisse ad esaltare quel suo niente, il coriandolo macinato.

La prossima volta, però, lo uso per il pesce, al posto del solito nero di seppia. Devo però sbrigarmi, perchè mi pare che questo tipo di cavolo cappuccio sia ormai già fuori stagione.

Con questa ricetta partecipo al contest proposto da Stefania del blog Profumi&Sapori.
Il mio nuovo coloratissimo contest

Ingredienti
Per due persone
  • 1/2 cavolo rosso di piccole dimensioni
  • dado vegetale
  • 140-160 gr di riso
  • 1/3 cipolla rossa di medie dimensioni
  • 1/2 bicchiere di vino bianco (facoltativo)
  • nero di seppia (facoltativo)
  • alcuni semi di coriandolo
  • sale
  • olio evo

Preparazione

Preparare per tempo, anche 12 ore prima, il brodo. Mettete a cuocere in acqua e poco dado vegetale il cavolo rosso affettato grossonalanamente.
Quando raggiunge il bollore abbassate la fiamma e continuate a far sobollire fino a quando il cavolo non sarà tenero ma ancora consistente.

Filtrate il brodo e tenete da parte il cavolo lessato.

Al momento della preparazione, preparate un normalissimo risotto, facendo tostare il riso assieme alla cipolla tagliata finemente in poco olio evo.
Sfumate quindi, facoltativamente, con il vino bianco. Quando questo sarà evaporato aggiungete poco alla volta il brodo di cavolo.

Intanto cuocete a parte il cavolo, facendolo prima saltare in 1/2 cucchiaio d'olio d'oliva profumato con i semi di coriandolo pestati (bastano 5-6 semi).
Quindi continuate la cottura stufando con poco brodo e coprendo.
Quando saranno cotti lasciateli intiepidire scoperti.

Quando il riso sarà cotto al dente, ed il suo amido mescolandosi al brodo avrà formato la classica cremina; assaggiate ed aggiustate di sale quindi spegnete, coprite e fate completare la cottura e l'assorbimento del brodo per 5 minuti.

Se volete un riso più scuro potete aggiungere, prima del riposo, una puntina di nero di seppia.

Dopo il riposo mantecate mescolando velocemente il riso con poco olio ed un goccio d'acqua calda (o di brodo).

Impiattate accompagnando con il cavolo stufato.

domenica 24 aprile 2011

Buona pasqua

buona pasqua



Approfitto per augurare a tutti una

  felice,

     serena e

       radiosa Pasqua.

martedì 19 aprile 2011

Pasticcini di peperoni e pane

Pasticcini di peperoni e pane

Con il mole di cui vi ho parlato qui, ho voluto preparare anche un accompagnamento che in qualche modo mi richiamasse il Messico.

Non avevo niente in frigo se non un paio di peperoni, quindi ho pensato a questi piccoli pasticci. L'idea era di usare, prima che fosse destinato ad altro uso (tipo alimentazione dei polli dei suoceri), gli ultimi resti del buonissimo pane integrale che ogni settimana compro al mercatino biologico.

Pasticcini di peperoni e pane


E così detto fatto: due pasticcini, dove al posto della lasagna ho usato una specie di sfoglia ricavata con il pane bagnato, aromatizzato e ricotto in forno.

Peperoni, peperoncino, aglio, cannella ed origano sono stati i richiami al Messico; il resto, un po' più mediterraneo, ha contribuito al ... pasticcio :)

Buoni, sfiziosi, per nulla pesanti: anche la besciamella alla cannella, tutta latte e niente burro, alla fine è risultata leggera e delicata.

Insomma, in emergenza, un peperone in frigo non guasta  :)

Ingredienti
Per due persone
  • 2 fette di pane integrale raffermo
  • 1/2 peperone rosso
  • 1/2 peperone giallo
  • 1 spicchio d'aglio
  • 1 peperoncino piccante
  • origano secco
  • 2 cucchiai d'olio evo
  • 1 bicchiere di latte
  • 1 cucchiaio di farina
  • 1/3 stecca di cannella
  • sale
  • formaggio pecorino dolce (facoltativo)
Preparazione

Iniziate dai peperoni: rosolateli prima velocemente in 1 cucchiaio di olio, quindi aggiungete acqua calda e continuate la stufatura a padella coperta fino a quando saranno teneri ma non molli. Controllate spesso e se necessario aggiungete dell'acqua di tanto in tanto in modo che il fondo sia sempre bagnato.

Intanto fate ammollare il pane in 1 bicchiere di acqua calda, 1 cucchiaio d'aceto, 1 spicchio d'aglio pestato, il peperoncino sminuzzato (a piacere) ed abbondante origano secco.
Il pane dovrà assorbire tutta l'acqua ed essere tutto morbido, anche la crosta, formando un impasto umido e compatto.

Quando i peperoni saranno cotti, toglieteli dalla padella ed aggiungete il pane che, assorbito anche il fondo dei peperoni, dovrà a fuoco dolce asciugarsi senza seccarsi.

Togliete il pane dalla padella e versatelo su un foglio di carta da forno. Aiutandovi con un mattarello ed un altro foglio di carta forno, tirate sottilmente l'impasto di pane e mettetelo in forno ventilato a 180-200°C fino a che sarà ben asciutto.

Intanto preparate la besciamella leggera, facendo scaldare il latte con la cannella. Quando sarà bollente spegnete e lasciate che si insaporisca bene di cannella.

Intanto stemperate la farina ed un pizzico di sale con un cucchiaio di latte freddo, aggiungete il restante latte caldo a filo, filtrandolo. Ripassate tutto sul fuoco mescolando fino a quando inizia ad addendarsi. Spegnete e lasciate riposare.

A questo punto iniziate a comporre i pasticcini: aiutandovi con dei coppapasta, tagliate dei cerchi dalla sfoglia di pane; riempite poi i coppapasta (oliati ed appoggiati su della carta da forno bagnata e strizzata) con strati alternati di pane, peperoni, origano, besciamella.
Completate con uno strato di pane, besciamella e, se lo gradite, poco formaggio a scaglie.

domenica 17 aprile 2011

Il mio primo mole

Il mio primo mole

Uno dei primi libri che mi ha fatto scoprire il piacere di una racconto legato al cibo è stato senz'altro "Dolce come il cioccolato" di Laura Esquivel.
Mi ha rapito subito la descrizione fatta da Tita, la protagonista, della cucina in cui viene cresciuta, così calda e ricca di colori e di profumi.

Tra le ricette proposte, una per ogni mese del calendario se ricordo bene, quella del Mole poblano è stata sempre quella che mi ha affascinato più di tutte.

Ed in effetti questo piatto è davvero affascinante, sia per la sua complessità, sia per le sue controverse origini.
Un po' tutte le versioni storie concordano nell'attribuire la paternità, anzi maternità, di questo piatto al convento Santa Rosa di Puebla de los Angeles, quando nel 16° secolo fu preparato in occasione dell'inaspettata visita del vicerè.

Da qui però partono le più svariate teorie su come si sia arrivati ad un composto tanto complesso (oltre 100 ingredienti in alcune versioni) e variegato (dai peperoni, alle banane, al sesamo,...) e soprattutto alla presenza del cacao.
C'è chi sostiene sia stato ispirato alle suore dagli angeli, chi dice sia stato aggiunto di nascosto dalle sorelle, invidiose della bravissima Suor Andrea, che volevano farle fare brutta figura, chi dice sia caduto nella pentola per errore, ma troppo tardi per essere tolto o rifatto, chi dice che non fu Suor Andrea ma un tal Fray Pascual ad idearlo...

Stà di fatto che il cacao in questo piatto è davvero un elemento molto caratteristico e con un suo significato: infatti con il suo sapore amaro riesce ad esaltare quello degli altri ingredienti, ed al tempo stesso aiutara a legare il mole, la salsa di peperoni.

Preparare qui in Italia un mole è un'impresa abbastanza improbabile: non possiamo certo contare sulla varietà di peperoni che invece si trovano in Messico e che arricchiscono questo stupendo piatto.




Io quindi ho preparato una versione tutta mia, a dire il vero ispirato da una ricetta non messicana ma... greca. Sono infatti partito dalla Salsa di Sesamo, trovata in Le Relazioni Culinarie di Andreas Staikos, di cui vi ho già parlato.

Volevo inizialmente abbinarla al tacchino, ma poi qualcosa non mi convinceva; e così, immaginando i vari sapori, sono passato dal sesamo, per somiglianza, alle alle arachidi, e quindi al cacao... da qui il passo al mole è stato breve.

Alla fine questa versione non può certo nemmeno avvicinarsi a quell'esercizio di alta cucina che è il Mole Poblano, ma vi assicuro che è questi particolari abbinamenti, premesso vi piacciano il gusto del sesamo, delle arachidi, del cacao e del peperoncino... è davvero curioso.


Il mio primo mole


Io ne sono stato conquistato e poi, il pollice alzato di mia moglie, sempre più difficile da ottenere, è ormai quasi una garanzia ;)

Concludo raccomandando questo piatto anche per la ricchezza di proteine (sia vegetali che animali), di minerali, di grassi buoni (in particolare acido oleico) e di antiossidanti (in particolare il cacao), che ne fanno un piatto buono in tutti i sensi.

Attenti a non eccedere però, perchè arachidi, sesamo e cacao sono anche ricchi di calorie, e la prova costume si avvicina ;)


Ingredienti
Per due persone
  • 2 fettine di fesa di tacchino (oppure pezzi di tacchino interi)
  • 3 cucchiai di arachidi pestate
  • 1 cucchiaio di semi di sesamo
  • 3 "scacchetti" di cioccolata
  • 1 foglia di alloro
  • 1/2 stecca di cannella
  • 1/3 cucchiaino di cannella in polvere
  • 1 anice stellato
  • 1 peperoncino piccante
  • sale
Preparazione

Preparate per tempo il tacchino, lessandolo in poca acqua bollente, salata pochissimo, aromatizzata con l'alloro, cannella in stecca, anice stellato.

Cotto il tacchino, toglietelo dal brodo che asciugherete di almeno 1/3, rendendolo saporito e speziato.

Lasciate raffreddare il tacchino e passate a lavorare, possibilmente al pestello, prima le arachidi (non salate, mi raccomando) e, quando queste saranno ben frantumante, il sesamo ed il peperoncino tagliato con la forbice.
Sulla quantità di peperoncino regolatevi a seconda di quanto vi piace il piccante e sulla forza del peperoncino usato.

Quando arachidi e sesamo saranno ben amalgamati, aggiungete anche il cacao e continuate a lavorare fino ad ottenere una pasta densa e granulosa.

Versatela quindi un una padella, aggiungete un paio di mestoli del brodo di cottura del tacchino e fatela sciogliere.

Aggiungete il tacchino e fate insaporire il tutto per 4-5 minuti a fuoco vivare, aggiungendo altro brodo quando il fondo si asciugasse troppo.

Servire versando sul fondo del piatto la crema e sopra la carne. Potete decorare con semi di sesamo appena tostati.

martedì 12 aprile 2011

Polpi o Moscardini ?!?!

Polpo alla griglia

In questi giorni ho letto con divertimento "Le Relazioni Culinarie", opera di Andread Staikos.
Un libriccino di veloce lettura che mi ha conquistato più per le belle ricette greche contenute che non per la trama.

Tra tutte, quella che mi ha colpito subito è stata quella del polpo ai ferri.
Coincidenza ha voluto che poi al mercato trovo proprio dei bei polpi, anzi dei grossi moscardini, freschi freschi... provare diventa un'obbligo. Non conoscevo la differenza quindi ho scoperto che i moscardini, in genere più piccoli dei polpi, si riconoscono perchè hanno una sola fila di ventose per tentacolo, mente i polpi ne hanno due.

A questo punto anche la precedente ricetta del Risotto al nero di seppia con polpo e sedano rapa, in realtà usava moscardini e non polpi.

Eccomi allora a sperimentare subito la versione proposta, con cottura diretta sulla piastra. Poco convinto, mescolo un'altra ricetta proposta nel raccondo, quella del polpo al vino, con la ricottura sulla griglia.

In questo caso il risultato è davvero quello che speravo, anzi anche oltre le mie aspettative: carni tenere ed estremamente gustose, che fanno presagire il mare senza esagerazione.

Insomma un piatto alla fine squisito e goduto fino in fondo. Anzi anche oltre il fondo: eh si perchè non tutto del polpo, scusate, moscardino poteva essere facilmente cotto alla piastra, e quindi i pezzettini, lasciati marinare tutta la notte, sono serviti per comporre una delicata e freschissima insalata di mare per il pranzo del giorno dopo.


insalata di polpo

Ed essendo abituato a non buttare niente (o quasi), anche la marinatura è servita: aggiunta al classico sugo al pomodoro l'ha arricchito di un gusto tutto mediterraneo, affiancandosi a quello del pomodoro, dei cipollotti di tropea (dolci dolci), dell'aglio, del peperoncino e di tanto origano.

Davvero divertente partire da una ricettina letta così, quasi a margine di un testo o di un racconto, e costruire così tante occasioni per assaporare il mare: è proprio quello che mi piace trovare nei libri che leggo, storie in cui si insinua il piacere del cibo, della sua preparazione e del piacere di gustarlo, come la bella Nanà mai appagata dagli esercizi culinari dei due contendenti.

In questo senso, Le Relazioni Culinarie è risultato alla fine un libro da 4 stelle  :)

Polpo ai ferri

Ingredienti
Per due persone
  • 2 polpi o moscardini di media grandezze
  • 2 spicchi d'aglio
  • 1 bel ciuffo di erbe aromatiche (prezzemolo, aneto, finocchietto, ...)
  • 2 cucchiai d'olio evo
  • 2-3 bicchieri di vino bianco
Preparazione

Eviscerate e lavate il polpo. Staccatene i tentacoli dal corpo e tagliate la sacca in 4 parti.

Fate dolcemente scaldare il polpo nell'olio fino a quando inizia a colorare.
Aggiungete il trito di aglio ed erbe e continuate dolcissimamente fino a quando il polipo inizia a rilasciare la sua acqua.

Aggiungete quindi il vino fino a coprire le carni, riportate al bollore ed abbassate di nuovo al minimo. Coprite e fate stufare dolcissimamente per 30 minuti. Sarà pronto se usando uno stecchino sentirete le carni tenere.

Fatelo raffreddare nel suo liquido di cottura.

Scaldate bene una piastra o meglio ancora delle braci, quindi a temperatura media fate grigliare i tentacoli del polpo bagnandolo spesso con il sugo di cottura.

Servite caldi, accompagnando magari con una insalatina fredda preparata con il restante polpo e verdure di stagione (cipolle, peperoni, ...) oppure con dello tzatziki.

Questo piatto non va salato, perchè utilizza i sali presenti nell'acqua rilasciata dal polipo stesso.


Insalata di polpo

Ingredienti
Per due persone
  • 1 polpo/moscardino cotto nel vino (vedi ricetta precedente)
  • 1/2 peperone giallo
  • qualche pomodoro ciliegino
  • 1 patata lessa
  • 2 cipollotti di tropea
  • olive
  • origano
  • fette di pane tostato sulla griglia 
  • 1 limone bio
Preparazione

Lavate e mondare delle coste interne bianche e dei semi il peperone. Affettatelo molto finemente.

Lavate e tagliate in quarti anche i pomodorini. Affettate finemente i cipollotti e tagliate a cubetti la patata.

Riunite tutto nel piatto, condite con parte della marinata del polipo, usando il limone per bagnare con poco succo e profumare con una bella grattuggiata della sua buccia.

Intanto mettete sul piatto i crostoni di pane che bagnerete con la marinatura del polipo e sul quale distribuirete poi l'insalata

Pasta al pomodoro con... sentore di mare

Ingredienti
Per due persone
  • La marinatura del polpo (vedi ricetta precedente)
  • 250 gr di passata di pomodoro fresco
  • 2 cipollotti di tropea 
  • 2 spicchi d'aglio
  • 1 peperoncino
  • 1-2 cucchiai di origano
  • olio evo
  • sale
  • 120 gr di vermicelli o maccheroni
Preparazione

In una padella far dolcissimamente ammorbidire i cipollotti tritati e l'aglio schiacciato.

Aggiungere quindi la marinatura, il peperoncino e l'origano, facendo insaporire per qualche minuto.

Aggiugere la passata, portare al bollore e quindi abbassare la fiamma, coprire
parzialmente e far asciugare dolcemente. Verso la fine aggiustare di sale.

Intanto cuocete al dente la pasta, e quando pronta condire con abbondante sugo.

venerdì 8 aprile 2011

Torta integrale al finocchietto con miele ed arancia

Torta integrale al finocchietto con miele ed arancia


Questo è il primo dolce che faccio tutto da me, senza usare nessun ricettario, tutto ad occhio ed istinto.

L'ho fatto da un lato perchè volevo davvero creare qualcosa di mio con questo fantastico aroma del finocchietto, che come avete visto nel post precedente mi ha totalmente stregato.
Dall'altro perchè... non avrei potuto fare diversamente visto che mi si è guastata la bilancia e non potevo fare pesate esatte (motivo per cui le dosi sono tutte in bicchieri e cucchiai e non in grammi ;).

Sono stato quindi in ansia fino a quando non l'ho tagliato ed assaggiato: temevo non cuocesse bene, non avesse struttura o al contrario fosse troppo pesante, che sapesse troppo di finocchietto o che non si sentisse affatto.

Torta integrale al finocchietto con miele ed arancia


Invece è venuto... beh magari dovrei essere un pochino più modesto... ma è venuto davvero una delizia, buono buono.

E poi anche il miele ed arancia versato sopra, che inizialmente avevo immaginato dovesse essere miele e limone (ma svegliandomi alle 4.30 per cucinare, capita di sbagliare qualcosa ;) ha dato quel qualcosina in più che...

Insomma davvero buono, e la pensano così anche i colleghi che, prima di esprimersi, hanno spolverato per bene il piatto  ;)

Ed io, che non avevo mai osato sperimentare con i dolci per paura di sbagliare, sono davvero contentissimo oltre che tentato da quell'ultima fettina...

Ingredienti
Per una teglia di 20x30 cm circa
  • 3 uova
  • 1 e 1/2 tazze di farina integrale
  • 1/2 tazza di farina bianca
  • 3/4 bicchiere di zucchero bianco
  • 3 costine di finocchietto
  • 1/2 bicchiere di latte
  • 1/2 bicchiere di olio d'oliva delicato (non evo) o olio di semi
  • 1 pizzico di sale
  • 1/2 bustina di lievito
  • 4 cucchiai di miele millefiori
  • 1 arancia 
Preparazione

Iniziare con almeno un'ora di anticipo tagliando a tronchettini piccoli i gambi del finocchietto e facendoli bollire nel latte. Fate poi raffreddare ed aromatizzare il tutto fino al momento della preparazione (io ho fatto riposare tutto una notte intera). Prima di usare il latte, strizzate con le mani il finocchietto in modo da estrarne il latte assorbito.

Separate le chiare dai tuorli e montate a neve ferma gli albumi (potete aggiungere un pizzico di sale prima di iniziare per fermarle meglio).

Montate i tuorli con lo zucchero ed un pizzico di sale fino ad ottenere una crema chiara e spumosa. Aggiungete quindi in 3 tempi le chiare montate, mescolando delicatamente dal basso all'alto fino ad incorporarle completamente.

Mescolate le farine ed il lievito, setacciatele ed incorporatele poco alla volta alle uova alternandole al latte ed all'olio versati a filo.

Oliate una teglia, infarinatela quindi versate il composto. Infornate a 170-180°C per 25-35 minuti, fino a quando la superfice sarà dorata e l'interno cotto: lo stecchino infilato dalla torta deve uscirne pulito, senza pezzetti attaccati.

Fate completamente raffreddare prima di togliere la torta dalla teglia.

Per servire, scaldate il miele (anche al microonde) e quindi unite poco alla volta il succo d'arancia, fino a quando i due sapori saranno ben bilanciati. Versate su ogni torta lo sciroppo e magari un po' di foglie di finocchietto tritate finemente.

mercoledì 6 aprile 2011

Salvato dal finocchietto

spaghetti piccanti al finocchietto selvatico con crema di pecorino dolce



Che settimana, la scorsa... ho avuto l'umore sotto le scarpe. Non è una cosa che mi capita spesso: mi  arrabbiarmi spesso, ma mi passa subito; mi succedono, come a tutti, cose che mi turbano, ma mi basta  un sospiro e chiudere un attimo gli occhi e tutto passa.

Ma alla fine qualcosa, in fondo in fondo, si accumula anche se non sembra. E quando la misura è colma, l'unica cosa che posso fare è lasciare che per un paio di giorni mi prenda questo scoramento, questa specie di malinconia. Anzi, di solito l'alimento in modo che, come un fuoco di paglia, bruci più in fretta.
Mi spiace non saper spiegare a mia moglie perchè sono così, ma in realtà non è per un qualcosa in particolare, è così e basta.

Questa volta, però, mi sono reso conto che, in queste condizioni, non riesco proprio a cucinare.
Questo ha fatto la gioia del mio pizzaiolo, che ha potuto rivedermi spesso, ma mi è dispiaciuto per Angelo, un collega, al quale non ho potuto preparare la colazione da offrire in ufficio per il suo compleanno; davvero mi spiace ma non riuscivo ad avvicinarmi ai fornelli.

Dopo un paio di giorni, com'era venuto, il malumore se n'è anche andato ovviamente. Quando stà per passare, basta una scusa qualunque per farmi sorridere.

Questa volta la spinta iniziale me l'ha data una cassettina di finocchietto selvatico trovata in un nuovo fruttivendolo: questo fantastico aroma è praticamente introvabile qui da noi, nel profondo veneto, e vedermelo davanti mi ha messo subito allegria.

Acquistato immediatamente un bel mazzetto, appena tornato a casa mi sono lanciato sui fornelli, felice come una pasqua, con sommo sollievo per mia moglie.


spaghetti piccanti al finocchietto selvatico con crema di pecorino dolce


Quella che vi propongo è una semplicissima pasta, preparata in purezza per godere di tutto l'aroma del finocchietto.
Quindi una pasta semplicemente saltata con un trito di finocchietto, peperoncino e poca cipolla dolce.
La crema di accompagnamento, invece, è proprio preparata come una crema pasticcera, fatta però in versione salata, di nuovo con l'aroma del finocchietto trasmesso al latte durante la bollitura.

Davvero saporita... adesso con il finocchietto rimasto vorrei fare una cosa un pochino fuori dal consueto... vediamo se riesco a cucinare un po' stasera  ;)

Spaghetti piccanti al finocchietto con crema aromatica al pecorino

Ingredienti
Per due persone

  • 160 gr di vermicelli
  • 3 costine di finocchietto
  • 1/4 cipolla di tropea dolce
  • 1 punta d'aglio
  • 1 peperoncino
  • 1 tuorlo
  • 2 cucchiai di maizena
  • 125 gr di latte
  • 2 cucchiai di pecorino dolce grattuggiato
  • pepe
  • olio evo
Preparazione

Mettete a bollire l'acqua per la pasta.

Intanto fate dolcemente sobbollire qualche minuto il latte con le gambe del finocchietto tagliate in piccoli pezzi. Quindi mettetelo da parte ad intiepidire.

I ciuffi invece tritateli finemente con l'aglio e con il peperoncino. 
Tritate anche la cipolla e fatela delicatamente caramellare in una padella con 1 cucchiaio d'olio. Aggiungete quindi 1/2 bicchiere d'acqua ed il trito di finocchietto, peperoncino ed aglio e fate andare dolcemente a padella coperta.

Buttate la pasta e passate a preparare la crema: lavorate il tuorlo con un pizzico di sale e la maizena fino a schiarirlo. Aggiungete quindi a filo il latte tiepido filtrando i gambi del finocchietto.
Mettete la crema sul fuoco e riportate dolcemente al bollore mescolando fino a quando si addenserà. Se fosse troppo liquida, setacciate poca maizena direttamente nel tegamino.
Tolta dal fuoco aggiungete il pecorino e lasciate riposare fino al momento di servire.

Scolata la pasta fatela velocemente saltare nel trito aromatico, aggiungendo poca acqua calda se necessario. Impiattate versando sulla pasta un po' di crema e spolverizzando con il pepe appena macinato.

venerdì 1 aprile 2011

Riso al nero di seppia con polpo e sedano rapa

Risotto al nero di seppia, polipo e sedano rapa


Oggi al mercato il banco del pesce non offriva niente che m'ispirasse, se non dei bei polpi freschi.
Non ho esitato, nonostante questo cefalopode mi incuta da sempre un atavico timore/reverenza.

Proprio per questo, mentre pranzavo mi sono divertito, come spesso faccio, a disegnare sulla tovaglietta della mensa come avrebbe potuto presentarsi il piatto.

Ultimamente mi diverte tantissimo a "costruire" visivamente le ricette, giocando con colori e forme. In questo caso immaginavo il polpo trasformarsi in una piovra gigante, spuntare con testa e tentacoli da un mare tinto del suo inchiostro e punteggiato dal verde delle alghe e da bianche onde spumeggianti.

E' quello che ho cercato di ripetere nel piatto, ed ammetto che, spendendo giusto 1 minuto in più a piatto, mangiare è poi molto più divertente ;)

Risotto al nero di seppia, polipo e sedano rapa

Un abbinamento che mi è piaciuto moltissimo è stato quello del riso e del polpo con il sedano rapa. L'idea mi è stata ispirata dal sedano che tanto mi era piaciuto in un'insalata preparata la scorsa settimana con il polpo.
Ma avendo disponibile il sedano rapa ho voluto provare ed il risultato è davvero stato una deliziosa sorpresa.

E poi ancora un piatto gustoso ma leggero: il polpo infatti è un alimento poverissimo di grassi e poco calorico, ma molto saziante (per l'alta presenza di tessuti connettivi).
Inoltre è ricco di minerali quali il ferro, fosforo, potassio e calcio, l'ideale per ridare energia o per un veloce recupero.

Ingredienti
Per due persone

  • Un polpo di medie dimensioni
  • 1 carota
  • 1 /2 cipolla
  • 1/2 costa di sedano
  • 1 foglia di alloro
  • sale
  • 150 gr di riso
  • olio evo
  • 1 bustina di nero di seppia
  • brodo vegetale
  • 1/2 cipolla bianca
  • 1 spicchio d'aglio
  • peperoncino (facoltativo)
  • 1/2 sedano rapa
  • 1 puntina di senape rustica
  • 1 ciuffo di prezzemolo
Preparazione

Iniziate la preparazione del polpo per tempo, perchè è richiesta più di un'ora di cottura. Approfittate della lunga cottura per preparare con calma anche il brodo: io ho usato un brodo vegetale, ma solo perchè non ho pensato di chiedere al pescivendolo di darmi qualche lisca/testa per fare un brodo di pesce... mannaggia a me !!!!

Mettete a bollire l'acqua NON SALATA con la carota mondata e tagliata in due parti, il sedano, la foglia d'alloro e la cipolla interi.

Intanto pulite (se non fosse già pulito) il polpo rovesciando la testa, eviscerandolo, eliminando gli occhi (io il becco lo tolgo a fine cottura). Al bollore immergete SOLO I TENTACOLI per 3 volte, lasciandoli ogni volta qualche secondo in acqua; quindi immergete il polpo intero. Questa procedura, oltre ad arricciare i tentacoli, ho letto e mi è stato detto che rende le carni più tenere in cottura.

Proseguite la cottura facendo sobbollire fino a quando la carne sarà tenera; serviranno circa 60-90 minuti a seconda della dimensione. Raggiunta la cottura, spegnere e lasciare il polpo in acqua calda 10 minuti prima di lavorarlo.

Stufate intanto il sedano rapa tagliato a tocchetti (e qualche fetta lasciata intera per la decorazione) in una padella coperta a fuoco dolce dove avrete aggiunto poca acqua, una puntina di senape e 1/2 cucchiaio d'olio evo. Durante la cottura controllate spesso e se necessario bagnate con altra acqua. Toglietelo dal fuoco quando sarà ammorbidito ma consistente (circa 10-15 minuti) e tenetelo da parte.

Quando la carne è prossima alla cottura, iniziate la preparazione del riso con il classico sistema del risotto.
In un tegame fate ammorbidire dolcemente la cipolla e l'aglio tritati finemente e, se lo gradite, un po' di peperoncino.
Prima che prenda colore aggiungete il riso e fatelo tostare delicatamente. Aggiungete quindi il vino e sfumatelo.
Passate poi a coprire con il brodo ed aggiungete subito il nero di seppia. Continuate quindi la cottura mescolando spesso ed aggiungendo brodo in modo che il riso sia sempre molto umido.

Alla fine della cottura fate asciugare il risotto in modo da risultare cremoso. Prima di impiattare aggiungete il sedano rapa stufato (tranne qualche pezzo per la decorazione) e mescolate; se vi piace potete aggiungere anche qualche pezzetto di carota del brodo di cottura del polipo.

Per presentare tagliate il polipo tenendo la calotta della testa e l'ultima parte dei tentacoli intere. Il resto tagliatelo a pezzetti ed aggiungetelo al riso.

Versate il riso nel piatto, infilate la centro la calotta ed intorno le punte dei tentacoli in modo da dar l'idea che il polipo stia emergendo dall'acqua.
Aggiungete pochissimo prezzemolo tritato per ricordare le alghe e qualche pezzetto di sedano rapa tagliato sottile che ricordi la spuma delle onde.